Una porzione non trascurabile degli adolescenti oggi si trova ad affrontare difficoltà e blocchi durante il naturale percorso di crescita psicologica. Sono giovani che provano dolore per se stessi, un dolore generato da una rappresentazione di sé che fa sentire non adeguati.
È un malessere che di solito si tenta di tenere segreto, ma che, col passar del tempo, si cronicizza e si manifesta in forme che divengono patologiche, come il ritiro sociale, l’autolesionismo, il rischio suicidale e l’iper-utilizzo di internet. Sono manifestazioni definite “attacco al Sé” nel momento centrale della crescita adolescenziale: il corpo che si trasforma costituisce, oggi più di ieri, l’origine di una sofferenza adolescenziale che si manifesta in sintomi gravi. Il corpo, non più da bambino ma non ancora pienamente sviluppato e adulto, è l’ambito dove l’adolescente sente di acquisire o perdere la propria autostima e il proprio valore.
Il virtuale costituisce oggi una terza dimensione della realtà, diversa e correlata alle altre due dimensioni della vita, quella del reale e quella dell’immaginario. Ciò apre per gli adolescenti forme nuove di espressione di sé, modalità e relazioni in cui sperimentare se stessi e trovare processi anche creativi per definire il proprio Sé.
Quando però le cose non funzionano il virtuale diventa il luogo dove rifugiarsi per lenire il dolore e in qualche modo mantenersi vivi, cercando contatti che escludono il corpo e i suoi correlati emotivi.
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Il fenomeno del ritiro sociale acuto riguarda quegli adolescenti che, a partire da una fobia scolare, abbandonano le relazioni amicali e tutti i contatti sociali per rinchiudersi nella loro stanza riducendo al minimo i loro contatti con persone reali per sostituirli spesso con una frenetica attività su internet che include la dedizione a video giochi infiniti, la visione di film, una serie di contatti virtuali.
In alcuni casi il ritmo notte giorno viene invertito per cui i ragazzi dormono di giorno e si svegliano la notte. Il fenomeno si è manifestato inizialmente in Giappone ove ha avuto una larga diffusione (si parla addirittura di un milione di casi) ma si sta ora diffondendo in tutto l’occidente andando a colpire soprattutto i giovani maschi.
Il ritiro è accompagnato vissuti di vergogna e d’impotenza, nei confronti dei coetanei della scuola e, soprattutto del proprio Sé corporeo, come se questi ragazzi pensassero che, senza il peso del loro corpo così com’è, nella sua inguaribile bruttezza, tutta loro stessa esistenza potrebbe essere diversa e migliore. La stanza nella quale si rifugiano come se fosse una tana funge, da un lato, come luogo di protezione rispetto alle esperienze concrete, dall’altro, come campo di sperimentazione per un’infinità di esperienze immaginarie connesse alle inesauribili risorse della rete.
Talvolta gli stati di grave malessere psichico si esprimono in forme di attacco al proprio corpo, dirette a procurarsi lesioni più o meno gravi, come tagli e ferite, fino a desiderare di liberarsene definitivamente o indirettamente escludendo il proprio corpo dalle proprie relazioni, che rimangono prevalentemente solo virtuali.